Gli eventi in live streaming – il futuro?

Dei mesi davvero inconsueti quelli che stiamo vivendo in questo 2020. La primavera e, si preannuncia, anche l’autunno di quest’anno sono state e saranno due stagioni che ci hanno messi a confronto con un nuovo modo di vivere a causa della pandemia mondiale.

Ne sa qualcosa soprattutto il mondo dello spettacolo, uno dei settori più colpiti da questa situazione, tanto da dar vita a manifestazioni come la recente #Bauliinpiazza e la campagna #iolavoroconlamusica

Eppure, in questo contesto anomalo, ci sono realtà che non si fermano, spinti da passione, possibilità territoriali, ma anche da visioni di innovazione tecnologica che potrebbero dare una svolta positiva al futuro più prossimo. Che tu sia un artista, un’agenzia, un organizzatore, ma anche un videomaker o un tecnico, il mondo dei live in streaming è una frontiera da non sottovalutare affatto, anzi.

Nessuno vuole sostituire gli eventi live con i live streaming, ma questo servizio può aumentare le possibilità di lavoro per tutti i protagonisti del settore.

Il fenomeno #StayON

Era il 13 aprile, il giorno di Pasquetta quando, con la maratona #STAYmONday lunga più di dodici ore, si è conclusa l’avventura di #StayON – il movimento nato da Live Club e Festival dell’intera penisola coordinato da KeepOn Live – Associazione di Categoria Live Club e festival italiani.

Si è trattato di un mese di dirette Facebook, che ha dato vita a più di 800 live in 400 ore di streaming e ha coinvolto 560 artisti e 58 tra locali e festival raccogliendo oltre 1.800.000 visualizzazioni totali e sostenendo 45 raccolte fondi per gli enti sanitari di tutto il territorio nazionale. Uno straordinario esperimento e percorso di comunicazione per puntare l’attenzione pubblica sul riconoscimento degli spazi di Live Club e Festival come luoghi di vitale importanza per la filiera musicale italiana.

#StaymONday è stata trasmessa sulla pagina Facebook di KeepOn Live a “reti unificate” su oltre 58 palchi virtuali che hanno aderito. #STAYmONday ha proposto una raccolta fondi dedicata al sostegno di D.i.Re “Donne in Rete contro la violenza”, la prima associazione italiana a carattere nazionale di centri antiviolenza non istituzionali gestiti da associazioni di donne. Un esempio di gratuità, certo, ma con possibilità di raccolta fondi.

DICE pioniere dello streaming a pagamento

 Nel pieno del lockdown, a chiusura della Milano Digital Week, nella cornice del Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci Dice lancia la sua sfida per prima: i live streaming a pagamento, con Venerus, uno dei nomi in rampa di lancio del panorama musicale italiano. Ce ne sarebbero stati altri, non sarebbero stati gli unici, ma intanto un primo passo è stato fatto. E pensare che uno dei motivi per cui questa formula ha tardato ad arrivare è che il dibattito ruota intorno alla possibilità di rendere non condivisibili i codici d’acquisto, lasciando intendere quanto sarà difficile far passare il messaggio che pagare un live non solo è giusto, ma non provoca irritazione. Nel paese dei profili Netflix e Spotify condivisi, dei pezzotti per crackare Sky, del tarocco Made in Italy, Venerus ha aperto le porte a una soluzione che non vuole essere un’alternativa ai concerti dal vivo, ma uno strumento in più che apra le porte al futuro. E il risultato è un successo: 800 biglietti venduti. Un dato che fa davvero ben sperare.

Iscriversi alla piattaforma di Dice è semplice: numero di telefono, email, geolocalizzazione, sincronizzazione a Spotify, carta di credito (o googlePay/apple pay) e il gioco è fatto.

La qualità video è impeccabile, la possibilità di proiettare lo schermo alla televisione, amplificato con un impianto pensato apposta per la musica, è un piacere per occhi e orecchie. È questo l’ulteriore plus rispetto a una diretta su Facebook: la qualità.

In quel caso la sala era vuota e questo ha rappresentato un limite a livello di esperienza sensoriale, ma ora che è possibile andare ai concerti nel rispetto del distanziamento, anche questo gap può essere colmato.

Heroes – Arena di Verona

In questo ha fatto molto l’evento che si è svolto nell’Arena di Verona il 6 settembre. Heroes ha infatti coinvolto tutti i professionisti del mondo dello spettacolo, dando accesso all’Arena agli operatori sanitari, gli eroi della pandemia, e offrendo a tutti gli altri spettatori di assistere ai concerti da casa, in streaming. Il ricavato è stato devoluto al fondo “Covid19 – Sosteniamo La Musica”, gestito da Music Innovation Hub con il contributo di Spotify e promosso da FIMI – Federazione Industria Musicale Italiana in partnership con AFI, Assomusica, Nuovo IMAIE e PMI e rivolto alle categorie del settore musicale più colpite dagli effetti della pandemia: artisti emergenti e lavoratori intermittenti, la categoria più dimenticata dagli aiuti statali, che ha visto una battaglia di riconoscimento istituzionale che ancora oggi si sta combattendo.

Rimanendo nella sfera dell’evento, gli artisti coinvolti sono stati davvero molto importanti: Achille Lauro ∙ Afterhours ∙ AIELLO ∙ ANNA ∙ Anastasio ∙ Brunori Sas ∙ CARA∙ Coez ∙ Coma Cose ∙ Diodato ∙ Elodie ∙ Eugenio in Via Di Gioia ∙ Fedez ∙ Frah Quintale ∙ Francesca Michielin ∙ Franco126 ∙ Gaia Gozzi ∙ Gazzelle ∙ Gemitaiz & MadMan ∙ Ghali ∙ Ghemon ∙ Levante ∙ Madame ∙ Mahmood ∙ Margherita Vicario ∙ Marlene Kuntz ∙ Marracash ∙ Mecna ∙ Nitro Wilson ∙ Pinguini Tattici Nucleari ∙ Priestess• ∙ Random ∙ Rocco Hunt ∙ Salmo ∙ Selton ∙ Shiva ∙ Subsonica ∙ THE KOLORS ∙ Tommaso Paradiso ∙ Willie Peyote.

Lo streaming era disponibile sul sito di Futurissima.net e consentiva una fruizione spettacolare ed interattiva nei tre stage virtuali e nella community area, offrendo al pubblico delle vere opportunità di socializzazione grazie ad un’esperienza digitale straordinaria.

Rebel Live Solution

Ora che questi esperimenti hanno avuto successo, si ricerca una proposta organica, in grado di rendere replicabile più agevolmente la fruizione digitale. Nasce in quest’ottica Rebel Live Solution, una piattaforma di streaming che ha visto il suo battesimo durante le finali del Musica da Bere, un concorso musicale arrivato all’undicesima edizione, rivolto ad artisti che producono musica originale e che si è svolto all’interno dello Spazio Polaresco di Bergamo e Distilleria Molloy a Brescia.

La piattaforma offre lo stesso servizio visto in occasione del live di Venerus e di Heroes, ma con la possibilità per gli organizzatori di eventi di usufruire di del servizio all’interno del proprio spazio.

Il concetto dello streaming

Stavano finendo gli anni ’90, l’epoca dei Cd, degli stereo per strada e delle boyband. Poi internet, il reale che si sgretola a vantaggio del virtuale, Napster, il male assoluto, la crisi discografica. Un concetto davvero difficile da concepire che ha dato una mazzata al mercato discografico come lo abbiamo sempre conosciuto. Ci sono voluti anni, forse una decina, per trasformare il “killer” della discografia nella sua salvezza. Lo chiamavano Napster, oggi li chiamano Itunes e Spotify. La differenza? La legalità.

Immaginatevi l’esperienza aumentata di un visore che vi porta all’interno di una sala concerti dove si esibisce il vostro artista preferito. E tutto questo non deve far pensare che nessuno andrà più ai concerti, ma che non ci si deve fermare necessariamente alla soglia del sold out. Perché il live streaming permette di andare oltre il concetto di capienza e ampliare così i propri orizzonti anche in tempo di covid. 

Ai tecnici la sfida di massimizzare il livello di qualità di trasmissione, agli artisti di vivere il palco in modo tridimensionale, pensando sia al pubblico in platea sia a quello interconnesso, agli organizzatori quella di orchestrare il tutto. La sfida del pubblico? Riconoscere professionalità e lavoro di tutti e  pagare un biglietto per un evento online. 

La via della gratuità è comunque possibile: dipende sempre dai mezzi utilizzati, dagli obiettivi prefissati, dalla qualità che si è disposti ad accettare. Insomma fattori diversi tra di loro che rappresentano, in ogni caso, opportunità e non certo limiti.

La gratuità dei social

Le dirette Facebook, Instagram, Tik Tok, le riunioni su Zoom, Meet, Skype, i webinar, i videocorsi online: a quante cose ci siamo abituati durante i mesi di quarantena. Il mondo ha scoperto a il digitale, in modo forzato, fino ad apprezzarlo.

Videochiamate, visite 3d ai musei, stagioni teatrali disponibili on line, per finire con i concerti dalle stanze degli artisti: un modo per dimostrare che era possibile distribuire e usufruire dei contenuti culturali, nonostante i blocchi e limiti pandemici.

Il rovescio della medaglia? La totale gratuità dei professionisti coinvolti e dei contenuti, spesso realizzati ad hoc per gli stessi social, a tal punto che le piattaforme stesse hanno istituito la possibilità di raccogliere fondi direttamente dalle dirette.

Tutto questo ha consentito la nascita di un novo possibile sviluppo economico di questi prodotti culturali, grazie a un primo approccio virtuale, alla portata di tutti. Ed è stato utile anche per promuoversi, con tutti i limiti dati dalla gratuità, ma con ampio margine di personalizzazione.

Articolo realizzato in collaborazione con Doc Servizi