Divertire per lavoro: una guida per diventare un comico

Quello del comico è un mestiere antico, che nel tempo ha preso diverse forme, più o meno sofisticate. La comicità e l’umorismo possono essere usate per prendere in giro, mettere in luce le contraddizioni della vita, raccontare una situazione buffa, sorprendere e spiazzare o mostrare un fatto da un’angolazione diversa.

L’obiettivo è scatenare la risata e magari, perché no, spingere contemporaneamente le persone a riflettere. Non è un caso se nelle società rigide del passato, il ridere era visto come una forza perturbatrice dell’ordine costituito.

Da un lato, ridere è un atto liberatorio, collettivo e alle volte sovversivo, dall’altro è un toccasana per il nostro benessere psicologico e fisico (ne abbiamo parlato delle ricadute positive della clownterapia).

Se la risata è considerata un atto tipicamente umano, lo è altrettanto il far ridere.

Avete un grande senso dell’umorismo e sognate di far ridere la gente? È un ottimo punto di partenza se volete intraprendere la carriera del comico o del cabarettista.

Certo, la competizione è tanta, ma se avete passione e siete disposti a impegnarvi e a studiare, è una strada che vale la pena percorrere.

Breve storia della comicità

Ridere è tipicamente umano e si potrebbe pensare che si tratti di un atto così naturale da non aver attirato l’attenzione dei grandi pensatori.

Invece, della risata si è occupata la filosofia, da Aristotele a Henri Bergson, la psicanalisi, con “il motto di spirito” di Freud, e ovviamente la letteratura, con la teoria dell’umorismo di Luigi Pirandello.

Si tratta di analisi che hanno cercato di trovare e analizzare le cause antropologiche che ci portano a ridere, e la funzione sociale della risata stessa, ma, anche se le fonti primarie possono rimanere le stesse (ad esempio il diverso, il contraddittorio, il brutto o l’errore), l’espressione della comicità cambia nel tempo.

Basti pensare alle diverse epoche storiche: dalla commedia greca antica (spensierata, brillante e legata alle tradizioni popolari, ma anche politica: gli albori della satira); alle figure dei giullari e dei buffoni di corte nel Medioevo, che danzavano, suonavano, improvvisavano versi e facevano acrobazie, per divertire i nobili.

Nel XVI secolo, si sviluppò poi la commedia dell’arte (legata alle tradizioni popolari e all’improvvisazione, faceva grande uso delle maschere ossia di “tipi” caratteriali stilizzati e riconoscibili) e il ‘700 vide il rinnovamento del genere grazie a Carlo Goldoni.

Nel frattempo, in Europa, le osterie diventavano palcoscenici per storielle umoristiche e invettive contro il potere: erano le prima avvisaglie del cabaret, che si sarebbe diffuso soprattutto nel 1800 (il primo locale cabaret fu lo Chat Noir a Parigi, nel 1881). I cabarettisti univano canzoni popolari, scenette e monologhi di carattere satirico e trasgressivo e il genere contribuì alla nascita di correnti artistiche come il dadaismo e il surrealismo.

Il comico in Italia

Come abbiamo visto, il nostro Paese ha una lunga tradizione di comicità, in particolare vide una grande diffusione della commedia dell’arte (le maschere tipo Arlecchino, Colombina o Pantalone nascono da lì).

Il cabaret, invece, ebbe più difficoltà a diffondersi: gli veniva spesso preferito il varietà, il teatro di rivista, l’avanspettacolo. Per questo, in Italia comico e cabarettista sono considerati praticamente sinonimi

Negli anni ’70 e ’80, però, ebbero successo alcuni locali che sono stati il palcoscenico di debutto per alcuni dei più grandi comici italiani: stiamo parlando del Derby di Milano, in cui il cabaret era più impegnato e critico della situazione culturale e politica, e del Bagaglino di Roma, dove la comicità aveva una chiave più leggera.

I cabarettisti italiani che vi si esibirono sono diventati dei veri e propri miti che resistono ancora oggi: da Enzo Jannacci a Diego Abatantuono, da Cochi&Renato a Dario Fo, passando per Giorgio Gaber, Massimo Troisi, Renato Pozzetto, Paolo Villaggio, Gigi Proietti, Teo Teocoli e Roberto Benigni.

Dal giullare all’attore comico: l’evoluzione del mestiere

Clown, funamboli, acrobati: sono loro i “parenti” dell’attore comico portato alla ribalta dalle prime pellicole cinematografiche.

Ai tempi dei muto, infatti, a parlare erano il corpo e l’espressività. Il genere era decisamente popolare e le gag spesso meccaniche, come scivolare su una buccia di banana o cadere in un catino d’acqua. C’erano poi le gag narrative (gli equivoci) e i tormentoni, ossia inquadrature ripetute più volte nel film, in contesti che provocavano il divertimento del pubblico.

Se ci fate caso, sono trucchi che vengono usati ancora oggi nelle commedie, nonostante si siano trasformati in forme più sofisticate.

Il comico in tv

Con il suo avvento, la televisione ha rilanciato il ruolo del cabarettista, diventato un vero e proprio protagonista che alle volte può reggere un’intera trasmissione (one man show).

Altre volte, invece, un programma può basarsi sulle esibizioni di diversi cabarettisti: basti pensare ai comici di Zelig, molti dei quali hanno ottenuto una fama così grande da fare il tutto esaurito anche nelle tappe delle tournée dei loro spettacoli solisti.

Paolo Rossi, Antonio Albanese, Claudio Bisio, Serena Dandini, Aldo, Giovanni e Giacomo, Enrico Brignano: sono solo alcuni esempi di famosi comici che hanno raggiunto il grande pubblico grazie alla tv.

Ricordate, però, che c’è differenza tra la comicità in tv e quella di uno spettacolo live. La prima deve rispettare ritmi veloci e battute rapide (per evitare che gli spettatori cambino canale); la seconda lascia un respiro più ampio e ragionato e si rivolge a un pubblico meno generalista, che ha scelto di vedere lo spettacolo.

Quale tipo di comicità?

Secondo il filosofo Henri Bergson, l’effetto comico si può avere da:

forma (ossia l’esagerazione di una caratteristica fisica, ricordate? Ne abbiamo parlato anche in merito nell’articolo dedicato all’arte della caricatura);

movimento (l’imitazione ne è un esempio);

parola (le possibilità sono moltissime, dall’allusione all’ironia, dal paradosso alla parodia);

situazione (che diventa comica per il comportamento inadeguato di uno o più personaggi o un rovesciamento delle aspettative);

carattere (intesa come la riproduzione di uno stereotipo: l’avaro, l’arrogante, il prepotente).

Per quanto si tratti di concetti filosofici, non è difficile vederne le ricadute nel concreto di uno spettacolo.

Pensate a cosa vi fa ridere: l’accentuazione di una caratteristica fisica, un gesto (magari fuori contesto) che svela il ridicolo, una battuta inaspettata. Sono tutti meccanismi del mestiere che chi vuole fare il comico deve imparare a usare.

Esistono tanti tipi di comicità: ci sono il sarcasmo e la satira politica e di costume, c’è l’ironia sulle situazioni buffe della vita, ci sono i monologhisti e gli artisti che preferiscono le maschere. E, ancora, il black humor, il nonsense, la comicità demenziale (non sottovalutatela, è comunque una costruzione consapevole e intelligente dell’autore), la stand up comedy (in piedi, dietro il microfono) e le battute rapide e brillanti del cabarettista.

Come si vede, le opzioni non mancano di certo. Tra le moltissime possibilità di far ridere, sta a voi scoprire in quale siete più versati.

Come diventare un comico? 5 cose da tenere a mente

Far ridere gli amici e far ridere per professione sono due cose molto diverse. Anche se la risata è una reazione molto naturale, provocarla non è sempre facile.

Quasi tutti sono capaci di fare una battuta divertente, ma se scegliete la comicità come mestiere, dovete imparare a divertire il pubblico per tutto il tempo che rimanete sul palco.

Serve un certo talento, ma se la vostra passione è tanta e volete mettervi in gioco, ecco alcuni consigli da tenere a mente:

siate aperti a tutti i tipi di comicità: non chiudetevi per forza in una formula fissa; sperimentate, anche per trovare quella a voi più congeniale.

non siate ridicoli: il cabarettista decide quando far ridere, è lui che controlla il meccanismo

la comicità si può applicare a qualsiasi cosa: mette in luce aspetti nascosti della realtà, che si possono nascondere anche dietro al tragico; evitate però la volgarità, soprattutto se fine a se stessa.

abbiate il coraggio di mettervi in gioco e non fatevi spaventare dal fallimento: l’insuccesso è fonte di esperienza e stimolo per migliorare

per avvicinarvi alla comicità, potete leggere alcuni libri: gli esperti consigliano titoli come “Manuale minimo dell’attore” di Dario Fo  o “Lezioni di comicità” di Matteo Andreone che vi aiuteranno a capire i meccanismi che stanno alla base del mestiere.

Consigli pratici per intraprendere la carriera del cabarettista

Abbiamo già parlato qui delle occasioni in cui vale la pena organizzare spettacoli comici, per i vostri eventi. Adesso, invece, rovesciamo il punto di vista, per fornire una piccola guida a chi il comico lo vuole fare come mestiere.

Quello del comico è un lavoro e, come tutti i lavori, è necessario studiare, imparare, conoscere i trucchi ed evitare (o superare) gli ostacoli.

Una premessa: se il vostro obiettivo è diventare un cabarettista, è importante prima di tutto che impariate a recitare.

Un corso di teatro vi aiuterà sicuramente ad affrontare la comicità con le giuste conoscenze: dizione, gestualità, espressività sono tutte armi nelle mani di un comico. Meglio quindi iniziare con un corso di recitazione completa, che affronti tutti i generi, e poi, magari, puntare su una formazione più specifica.

Questo tipo di insegnamento vi servirà anche per imparare a stare sul palco e a gestire la platea.

Con una breve ricerca online, potete trovare corsi di scrittura comica, teatro comico, cabaret o stand up comedy, che vi permetteranno di sviluppare le competenze peculiari del genere.

Un’altra cosa importante per chi vuol fare della risata una missione è quella di abituarsi a osservare con attenzione la realtà e le persone: è la fonte di ispirazione per eccellenza.

In ciò che vi circonda, nelle abitudini inconsapevoli, nelle bizzarrie, nelle contraddizioni che non si notano a prima vista, nel rovesciamento delle aspettative è nascosta l’origine della comicità.

Sta a voi osservare la realtà, scoprirne gli aspetti distintivi o pittoreschi e riuscire a raccontarli al pubblico da un punto di vista inconsueto. E, per farlo, serve un’intelligenza acuta e brillante: il comico sa che si può ridere di qualsiasi cosa, ma sa anche che la risata può portare alla riflessione, svelando più di ciò che la realtà mostra ad una prima occhiata.

Come scrivere un testo comico

Fatte le dovute premesse, ecco alcuni consigli pratici:

scegliete una storiella, un fatto accaduto, che vi hanno raccontato o che avete notato e che secondo voi può essere divertente e scrivete il vostro pezzo comico. L’ispirazione può venire da un equivoco, da un comportamento esagerato, da una persona buffa;

fate attenzione ai tempi comici: per la tv, che punta sulla rapidità, di solito si usa uno schema a tre (battuta, controbattuta e chiusa);

la parte divertente deve essere piazzata nel momento giusto: potete creare un crescendo di attesa oppure sorprendere il pubblico inserendola quando non se lo aspetta. Quello che conta è creare il meccanismo giusto per ottenere l’effetto risata;

riducete il più possibile la parte narrativa perché, anche se state scrivendo, il vostro testo è destinato ad essere recitato;

limate, modificate, cambiate il testo finché non vi sembra che vada bene: tutti gli elementi devono essere ben oliati e inserirsi perfettamente;

prestate attenzione alla chiusa: è un momento delicato e importante. Da essa dipende se uscirete tra gli applausi o meno.

Alcuni comici si creano un tormentone: una parola o una frase che ripetono costantemente e che diventa un loro segno distintivo. Anche voi potete valutare questa idea: un “tormentone” resta per definizione impresso nella memoria, ma c’è anche il rischio che vi limiti e che il pubblico si stanchi.

È importante, inoltre, che troviate un vostro stile comico personale, senza diventare l’imitatore di un altro professionista.

Infine, ricordate che il vostro scopo è divertire gli spettatori: se non accade, dovete cambiare qualcosa

Dove esibirsi

Prima di poter aspirare ad esibirvi tra i comici di Zelig, o di altre famose trasmissioni, ci vuole molta gavetta.

Non tutti i comici arrivano in televisione, ma non dovete demordere: se c’è passione e voglia di imparare, si possono trovare palchi alternativi e ricchi di soddisfazioni.

A proposito, ovviamente è importante che ad un certo punto vi “buttiate” sulla scena. La fase di scrittura è importante, ma è sul palco che vi cimenterete davvero con il mestiere che avete scelto e potrete capire se è la strada che fa per voi.

Immaginatevi sul palco, da soli, con il microfono davanti e il pubblico che vi guarda: siete in ansia? È una reazione normalissima, ma niente panico: è il vostro momento.

Per iniziare, cercate qualche locale che organizzi serate a microfono aperto: è un’ottima occasione per testare le reazioni del pubblico alle vostre creazioni.

Prima della performance, fate le prove: studiate i vostri testi, recitateli a voce alta e imparate a usare i toni e l’espressività per renderli più efficaci.

Attenetevi ai tempi che il locale vi assegna per lo spettacolo.

Una volta scesi dal palco, cercate di valutarne i punti forti e i passaggi che invece hanno riscosso poco successo: è un lavoro che vi sarà utile per migliorare il testo o per decidere di buttarlo via e riscriverlo da capo.

Potete chiedere a un amico di venire a vedervi e, alla fine, chiedere il suo parere: se è sincero, sarà utile per correggere il vostro sketch.

Oltre ai locali e alle feste, potete mettervi alla prova anche attraverso i talent. Ne esistono alcuni, infatti, che sono dedicati espressamente ai comici e possono essere un buon modo per farvi notare.

Cercando online, inoltre, scoprirete che esistono anche molti festival per scoprire i nuovi talenti della comicità e del cabaret.

Non trascurate nemmeno l’opportunità offerta dai casting: trasmissioni come “Colorado” o “Made in Sud”, cercano ad ogni edizione volti nuovi da affiancare ai veterani della risata.

Gli errori da evitare

Finora abbiamo parlato di come intraprendere questa carriera, ma adesso è necessario specificare alcune cadute di stile che dovete assolutamente evitare.

La prima, la più importante, è di non copiare mai lo sketch di un altro professionista. Non solo è scorretto (e tenete a mente che esiste anche il diritto d’autore), ma vi impedirà di sviluppare le vostre capacità e di trovare la vostra personale via per la comicità.

Un altro consiglio, è di non ridere alle vostre battute durante l’esibizione sul palco. Può capitare che vi scappi una sghignazzata (non preoccupatevi), ma la risata spetta al pubblico.

Evitate la volgarità fine a se stessa. Gli spettatori non apprezzano il cattivo gusto (non tutti almeno), quindi è meglio avere una solida esperienza alle spalle prima di provare a superare questo limite.

Allo stesso tempo, fate attenzione ad una differenza sostanziale che potreste avere la tentazione di non vedere, presi dall’entusiasmo di ottenere una reazione dal pubblico: divertire e sconvolgere sono due cose diverse e, come comici, voi puntate alla prima, non alla seconda.

Infine, ricordatevi che la strada per diventare un comico non è facile. Dovete avere il coraggio di salire sul palco ed esibirvi per far ridere le persone. Forse non accadrà sempre e, come in tutte le cose, c’è il rischio di fallire. Non dovete viverlo come una sconfitta, ma come un modo per imparare e capire cosa dovete migliorare.

Se è necessario, modificate i vostri testi e le vostre performance e riprovate!

Per chiudere, tenete a mente ciò che disse Buster Keaton: “Un commediante fa cose divertenti; un buon commediante fa divertenti le cose”.